PNRR E SANITA’

Com’è noto, il PNRR (disponibile qui) dedica alla sanità (cui sono stati destinati solo 15,6 miliardi di euro, ossia l’8% del totale dei fondi previsti) una specifica missione, la numero 6; la strategia con esso perseguita è volta ad affrontare in maniera sinergica tutti quegli aspetti critici che “la pandemia ha reso ancora più evidenti (…) [e] che in prospettiva potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto”.

In particolare, è da accogliere con favore l’auspicata valorizzazione e il rafforzamento dell’assistenza di prossimità, tema cui il CeSDirSan ha già dedicato alcune delle sue ricerche nei mesi scorsi (vd. in particolare il volume -rintracciabile qui– che raccoglie gli atti di un webinar sull’ADI organizzato nel mese di ottobre 2020): l’obiettivo complessivo del PNRR infatti è quello non solo di modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario, garantendo equità di accesso alle cure, ma anche quello di irrobustire la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio.

Entrando nel merito, tra le varie misure previste si segnalano, in particolare:

(i) la realizzazione di una Casa della Comunità, quale strumento tramite cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai i malati cronici; la casa della comunità è pensata come punto di accesso unico alle prestazioni sanitarie, come una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare composto da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri specialisti della salute, e assistenti sociali (in tal modo, si rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali e si garantirà una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria esistenziale). L’investimento prevede nello specifico l’attivazione di 1.288 case comunità entro la metà del 2026 (invero, con un investimento stimato di soli 2,00 miliardi di euro);

(ii) il potenziamento dei servizi domiciliari, considerato obiettivo fondamentale il cui investimento mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare, a identificare un modello condiviso per l’erogazione delle cure domiciliari che sfrutti al meglio le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e a realizzare presso ogni ASL un sistema informativo che sia in grado di rilevare dati clinici in tempo reale. L’investimento mira poi ad attivare n. 602 centrali operative territoriali (c.d. COT), una in ogni distretto, che siano atte a coordinare i servizi sanitari domiciliari e ad assicurare l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza e urgenza;

(iii) il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia al livello territoriale e l’attivazione dell’Ospedale di Comunità, una struttura sanitaria della rete territoriale a ricovero breve e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari e media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata (e che dovrebbe essere gestito tendenzialmente da infermieri);

 (iv) l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero tramite l’acquisto di grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (TAC, RM, angiografi);

 (v) il miglioramento della struttura ospedaliera al fine di garantire una maggiore sicurezza sul piano strutturale degli edifici ospedalieri;

 (vi) il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione; l’investimento si attualizza per il tramite di due azioni distinte: il potenziamento del fascicolo sanitario elettronico, strumento attraverso il quale garantire la diffusione, l’omogeneità e l’accessibilità su tutto il territorio nazionale da parte degli assistiti e operatori sanitari; il rafforzamento del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS).

(vii) il potenziamento della ricerca biomedica del SSN.

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